Abbiamo visto cosa sono i Pronti contro Termine e come funzionano. Abbiamo anche parlato del sottostante, cioè dei titoli che lo compongono, di solito Titoli di Stato ma anche obbligazioni della banca emittente, più raramente obbligazioni di altre banche o aziende. Da notare che spesso il cliente che investe in Pct non conosce neppure i titoli “sottostanti” oggetto dell’operazione, questo perchè essendo fissato il prezzo di acquisto e di vendita, non considera necessario preoccuparsene.
Risulta essere opinione diffusa credere che il contratto di Pronti contro Termine sia un investimento sicuro. In pratica è così, ma ci sono dei rischi che vanno conosciuti e valutati.
Per iniziare il Pct non è, come i depositi sul conto corrente o sul conto di deposito, garantito dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che copre fino a 103.291,38 euro . Con questa operazione infatti la banca vende dei titoli al cliente e si impegna a riacquistarli ad un prezzo e ad una scadenza predeterminata. Occorre quindi tenere presente il sottostante (di quali titoli si tratta). I più sicuri sono quelli emessi sui Titoli di Stato.
Ci sono due eventualità da prendere in considerazione:
Fallimento della banca che ha stipulato il contratto di PcT
In questo caso il contratto di Pronti contro Termine si considera sciolto ed i titoli acquistati a pronti potranno essere venduti. Se l’incasso della vendita è superiore rispetto al prezzo a termine stabilito, occorre versare la differenza al liquidatore della procedura fallimentare, se l’incasso è inferiore il cliente verrà iscritto per la differenza tra i creditori della banca fallita (con poche probabilità di rimborso).
Molto dipende dalla qualità dei titoli del sottostante:
– Se sono titoli di Stato possono essere venduti facilmente sul mercato senza problemi.
– Se sono titoli della banca emittente sono chiaramente invendibili.
– Se sono titoli di altre banche o aziende possono essere venduti ma, se poco liquidi o non quotati, è molto probabile che si realizzi una perdita.
Da quanto sopra detto si evince quanto sia importante valutare il sottostante del contratto di pronti contro termine. E’ altrettanto evidente comunque che è improbabile l’ipotesi del fallimento di una banca, alla luce dei provvedimenti presi dagli Stati, dopo la recente crisi, che evitano questa eventualità.
Fallimento dell’emittente dei titoli sottostanti al Pct
In questo caso, escludendo il caso del fallimento dello Stato (possibile, ma in questo caso il problema non sarebbero solo i Pct), il fallimento può riguardare la banca contraente (e in tal caso rientriamo nel caso precedente, al punto 1) o una banca o azienda terza.
In quest’ultimo caso di solito la banca si impegna a riacquistare il titolo anche in caso di fallimento dell’emittente.
In conclusione quindi si può considerare l’investimento in Pronti contro Termine sicuro, ma non esente completamente da rischi. A dire il vero fino ad oggi non si è mai verificato in Italia un caso di fallimento di una società contraente o sottostante al contratto di Pct (c’è invece stato un caso a San Marino).
Comunque occorre conoscere i rischi a cui si va incontro e quindi accertarsi sempre quali sono i titoli sottostanti al contratto e controllare se vi sono clausole che indicano chi si assume il rischio in caso di fallimento dell’emittente.