L’economia aziendale è una scienza che propone leggi e modelli per amministrare in modo economico le aziende. Tali leggi si
riferiscono ai concetti di efficienza, efficacia ed economicità. In una prima accezione, essi esprimono i principi-guida cui
devono attenersi gli operatori economici nel regolare i propri comportamenti. In un secondo significato, i termini esprimono
condizioni verificate o da verificare negli effettivi andamenti della gestione, attraverso la valutazione di opportuni indicatori.
L’efficienza esprime la capacità di conseguire un dato risultato con il minimo consumo di fattori. I giudizi di efficienza sono
sempre relativi, di fatto, non esistono aziende che sono efficienti in assoluto, ma solo aziende efficienti rispetto ad un
parametro di riferimento. Questi giudizi investono tutte le fasi del processo produttivo e si pongono l’obbiettivo dell’analisi
delle alternative che producono il massimo rapporto tra risultati ottenuti e mezzi impiegati. L’efficienza è il rapporto tra
input e output. L’azienda è efficiente quanto più questo rapporto è al minimo. L’efficienza si divide in: efficienza fisico tecnica o produttiva che misura il modo in cui i fattori son utilizzati nel processo produttivo e indica la capacità dell’azienda di
produrre più output dato un certo ammontare di input. Tal efficienza è definita interna e gli indicatori principali sono:
quantità di output/ ore lavoro e quantità di output/ ore macchina; efficienza allocativa o gestionale che misura la capacità di
combinare input e output al minimo costo dato i pezzi del mercato. La strategia è di comprare più materie prime a un prezzo
basso.
Questa efficienza è definita esterna e l’indicatore principale è: prezzo pagato per il fattore/ ore lavoro. Si definisce efficace un fattore della produzione quando assolve agli obbiettivi per il quale è stato procacciato. L’efficacia quindi è espressa dal
rapporto tra risultato e obiettivo. IL concetto di efficacia è distinto e prescinde da quello di efficienza, infatti, un’azienda può
essere efficiente ma non efficace e viceversa. I giudizi di efficacia implicano quindi una valutazione qualitativa ex-post del
grado di raggiungimento degli obiettivi desiderati, che possono essere il grado di soddisfazione della clientela e i guadagni
conseguiti dall’azienda. L’efficacia può essere di due tipi: interna o gestionale che misura e indica la capacità di raggiungere
determinati obiettivi prefissati; efficacia esterna o sociale che misura ed indica la capacità dell’azienda di soddisfare i bisogni,
quindi espressa dal rapporto risultato/ bisogno.
Nell’efficacia sociale si utilizza il termine outcome in sostituzione di output
con riferimento all’impatto prodotto dall’azienda su una data categoria di interlocutori sociali. Infine il concetto di
economicità sintetizza la capacità dell’azienda, nel lungo periodo, di utilizzare in modo efficiente le proprie risorse
raggiungendo in modo efficace i propri obiettivi.
L’economicità, come condizione complessa della gestione, include una serie
di condizioni parziali, tra loro interconnesse: l’equilibrio reddituale, l’equilibrio monetario e condizioni di efficienza e di
efficacia sia gestionale che sociale. L’equilibrio reddituale riguarda il rapporto tra i costi e i ricavi della gestione. Esso
rappresenta un fondamentale indicatore di autosufficienza economica della gestione. Quest’equilibrio deve essere
tendenziale di medio – lungo periodo, non necessariamente verificato nel breve.
L’equilibrio reddituale è una condizione essenziale per il mantenimento della capacità di remunerare adeguatamente i fattori, inoltre è una condizione necessaria ma
non sufficiente di economicità della gestione, la quale deve integrarsi con il conseguimento di livelli soddisfacenti di
efficienza ed efficacia sia gestionale che sociale.
L’equilibrio monetario invece riguarda la condizione per la quale l’azienda
deve essere sempre in grado di far fronte ai propri impegni di pagamento. Questa condizione deve verificarsi in ogni
momento della vita aziendale. Essa assume un significato autonomo soprattutto nel breve periodo. Nel lungo periodo i due
equilibri tendono a coincidere, mentre nel breve periodo possono divergere.