I fondi comuni azionari sono fondi comuni che investono unicamente in azioni. Rispetto all’investimento diretto in azioni offrono il vantaggio della diversificazione: in pratica, invece che comprare solo uno, due, cinque titoli azionari si acquistano, pro quota, decine e decine di azioni: quindi le azioni che si comportano meglio bilanciano le azioni che si comportano male. In modo molto semplice, si scommette su tanti cavalli (tutte le azioni presenti nel fondo) invece che su un solo cavallo (la singola azione).
Inoltre, nella misura in cui il fondo investe al di fuori dall’Italia, permette di investire su mercati altrimenti difficilmente raggiungibili per il singolo investitore (pensate come sarebbe difficile per un piccolo risparmiatore investire direttamente in Asia o Nord America, sia per i costi che per la scarsa conoscenza dei titoli azionari quotati).
Va comunque ricordato che spesso nei momenti di boom tutte le azioni di un certo indice si muovono verso l’alto (chi più, chi meno), mentre nelle fasi di crisi quasi tutti i titoli calano: di conseguenza, il valore del fondo comune azionario può oscillare molto a seconda di come si muove il mercato azionario (o i mercati azionari) in cui investe (un fondo azionario può tranquillamente crescere del 15% in un anno o scendere del 15% in un anno). Per questo motivo, nel breve periodo i fondi comuni sono prodotti rischiosi, su cui è possibile ottenere elevati guadagni ma che possono portare anche ad elevate perdite.
Inoltre, i fondi azionari che investono in titoli non denominati in euro (ad esempio un azionario America o un azionario internazionale), oltre al rischio di variazione dei prezzi delle azioni espongono al rischio di variazione dei tassi di cambio (se compro un fondo azionario che investe in azioni in dollari rischio che il prezzo dell’azione cali e che il valore del dollaro contro l’euro cali). Nel medio e lungo periodo però le serie storiche dimostrano che un investimento in fondi azionari offre un rendimento maggiore di un investimento obbligazionario, ed è meno volatile (vedi rendimenti borsa italiana dal 1996 in avanti).
Oltre al rischio del prezzo delle azioni e della valuta in cui sono comprate e vendute, per i fondi comuni azionari esiste il rischio gestore. Supponete di comprare un fondo azionario che investe in nord america: c’è il rischio di oscillazione delle azioni, il rischio dell’oscillazione del dollaro, e c’è il rischio che il gestore del fondo azionario scelto sia meno bravo di altri gestori. Questo rischio non è da sottovalutare: se andate nella banca A probabilmente vi proporranno il fondo azionario della banca A, se lavorate con il promotore della società B vi proporrà il fondo azionario della società B e così via. Ma non è detto che quel fondo azionario sia il migliore o uno dei migliori trai fondi azionari specializzati in quella certa area/settore economico. Per sapere quanto è bravo il gestore confrontate il rendimento del fondo (a 1, 3 e 5 anni) con il benchmark (cioè un parametro di riferimento oggettivo) e scartate i fondi che rendono sistematicamente meno del benchmark: per farla semplice, se la borsa americana sale del 10% e il mio fondo azionario america solo del 7% il gestore del fondo ha lavorato male, e non merita di curare i miei risparmi
Quindi, quando si investe in un fondo comune azionario, bisogna essere consapevoli del rischio che ci si assume nel breve periodo e che l’investimento in fondi azionari deve essere effettuato nell’ottica del lungo periodo (indicativamente 8 – 10 anni) per poterne sfruttare al meglio i vantaggi, affidandosi possibilmente ad una sgr/gestore che abbia dimostrato di essere capace a fare il suo lavoro.
Esistono vari tipi di fondi azionari:
– fondi azionari specializzati per area geografica (fondi azionari Italia, fondi azionari area euro, fondi azionari Europa, fondi comuni azionari America, fondi comuni azionari Giappone, fondi azionari Asia, fondi azionari Paesi Emergenti, fondi azionari internazionali o fondi azionari globali)
– fondi azionari settoriali: sono fondi specializzati in un certo settore dell’economia. I più diffusi sono fondi azionari su industria, servizi, energia, finanza, tecnologia)
– fondi comuni specializzati sulle aziende con certe dimensioni (fondi small caps o fondi PMI, fondi blue chips)
– fondi comuni a gestione attiva e a gestione passiva: i fondi a gestione passiva mirano a replicare l’andamento di un indice di borsa o di un benchmark, i fondi a gestione attiva mirano a far meglio dell’indice di riferimento. Anche se tutti i fondi azionari dichiarano di essere a gestione attiva, molti di loro nei fatti sono a gestione passiva. Per capire se, nei fatti, un fondo è a gestione attiva o passiva basta confrontare la performance annua del fondo con la performance annua del benchmark per un periodo di 7 -10 anni: se i risultati sono molto simili si è in presenza di un fondo azionario che nei fatti è a gestione passiva, anche se etichettato diversamente.
Costi dei fondi comuni azionari:
– commissione di ingresso al momento della sottoscrizione, in percentuale dell’importo investito
– commissioni di gestione annue (più alte per i fondi azionari che per le altre tipologia di fondo)
Personalmente, credo che il primo fondo azionario debba essere un fondo che offra la massima diversificazione (come un fondo azionario internazionale) oppure un fondo azionario con buona diversificazione e che non comporti il rischio cambio (ad esempio un fondo azionario area euro). Credo anche, che al fine di ridurre il rischio di entrare sui massimi (come è accaduto a chi ha investito tra fine 1999 e inizio 2000), sia preferibile usare un piano di accumulo (PAC): con il PAC invece che un unico acquisto si effettuano acquisti periodici di piccole somme (es. 100 euro ogni 3 mesi), in modo che il prezzo pagato per la singola quota i fondo sia una media di tutti i prezzi pagati.
Il PAC, per funzionare correttamente, deve essere sviluppato su un periodo di almeno 5 anni ( e l’allungare la durata del PAC ne migliora l’efficacia), al fine di avere una media calcolata su un periodo sufficientemente lungo.
Oltre che questi vantaggi, il PAC può offrire altri vantaggi: mentre sugli investimenti in unica soluzione si paga una commissione di ingresso, alcune banche per i PAC prevedono l’esenzione dalle commissioni di ingresso, a patto che il PAC duri almeno un certo periodo (di solito alcuni anni).